Cos’è per me la “Regola”
28 maggio, 2022 di
Cos’è per me la “Regola”
Silvano Viero
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Sciao a tutti, sono Carlo, illuso di essere italiano dalla nascita e scopertosi Veneto lungo il corso della vita. Mi è stato chiesto di parlare un po’ di Regole dato che ho contribuito a ridare vita ad una di queste. Ho voluto salutare con il saluto che sentivo dalla mia nonna materna e che è una grandissima disponibilità nel suo significato intrinseco ed è legato un po' a quanto ho scoperto nella ricostituzione della Regola del luogo dove abito e nella quale io non sono portatore di diritto come Regoliere seppur ben accetto.

Vi porgo una premessa per me fondamentale sulla mia scoperta di cos’era una Regola e del perché era fondamentale ricostituirla: con mia moglie ho comprato casa nella frazione di residenza di Lei, il Comune era piccolo e da subito per poter ben amministrare le problematiche locali mi sono inserito nella Consulta Frazionale (organizzazione “politica” interna al Comune avente intento di aiutare la miglior risposta possibile alle esigenze popolari), lì per me che provenivo da un ambiente diverso e molto più impersonale è stato un momento di discussione enorme. Perché ?

Nei primi anni in molte discussioni interne parlavano in modo criptico, in alcuni momenti se non c’ero erano più contenti, però nei rapporti con le altre Consulte e con l’amministrazione ero sostenuto e incentivato, non capivo, mi sembrava ci fosse qualcosa sotto; e c’era, ma non era ciò che avevo il dubbio fosse.

In un certo momento c’è stato un attacco (per me ufficialmente) agli usi civici del Comune di Pieve d’Alpago e parte dei frazionisti più legati ai loro luoghi d’origine seguiti poi dagli altri hanno deciso di affrontare un colosso pur di non cedere i “territori dei so veci”.

Mi si è aperto un mondo, la caparbietà istruita, da una parte, e rude, da parte di altri, di persone legate da un qualcosa che io da italiano non capivo, era slegato da me, era “la roba dei veci”!!!
ROBA DEI VECI ?

Vediamo cos’è: 

Volevano costruire una colonia estiva sulla NOSTRA MONTAGNA ! NOSTRA MONTAGNA ? Come facciamo a impedirlo? Riunioni, 1-2-3 etc., accordi con il Sindaco del Comune di Pieve perché solo il Comune come persona giuridica poteva tutelare la ROBA DEI VECI perché parte degli usi civici.

Il Sindaco decise che ci avrebbe tutelato ma non a spese del Comune e l’accordo è stato raggiunto. Chi ha pagato le spese ?
Le Frazioni si sono impegnate per offrire i soldi affinché la persona giuridica che poteva farlo combattesse la propria battaglia. Nel frattempo una legge della regione amministrativa italiana occupante ha previsto la ricostituzione delle Regole e abbiamo intrapreso il cammino per ritornare ad essere in possesso della ROBA DEI VECI in forma di persona giuridica (ora Regola di Plois e Curago).

L’arcano è scoperto. Cos’erano quelle riunioni dove io FORESTO non dovevo capire? Erano l’evoluzione obbligata della gestione della Villa con i propri Capofuoco “nascosti” sotto l’organizzazione della Frazione e dei Residenti; io abitavo lì da poco, ero un Foresto (da fuori) potevo entrare nella comunità dei Regolieri (residenti storici) ma in punta dei piedi, dovevano essere osservate la mia fedeltà, lealtà, attaccamento al territorio, partecipazione, ci vogliono anni per non essere più un Foresto e per poter decidere del frutto della Cosa Pubblica !

Ecco il primo collegamento al vissuto nella Serenissima. La Serenissima tutelava contro tutti quelli che volevano approfittare dei patrimoni aventi scopo di sussistenza del suo Popolo i propri villani e i Capofuoco che nei loro Arenghi erano gelosissimi dei loro averi comuni, li amministravano e li tutelavano con gelosia, oltre che con i Laudi (che se non vivono nei cuori sono solo lettere su carta). Ecco che nelle ricerche obbligatorie per la ricostruzione della Regola affiorano sempre più associazioni a quei comportamenti (usi e consuetudini) a me superficialmente inspiegabili (forse anche da parte di chi li teneva) ma che prendevano senso nella tutela dell’esistenza di chiunque facesse parte della compagine che viveva in quella comunità ed in quel territorio.

Quindi la Regola cos’è ?

E’ la persona giuridica avente responsabilità della gestione a fini sociali di un territorio indivisibile, inalienabile, inusucapibile e vincolato in perpetuo, i cui proprietari sono le famiglie dei Regolieri (nuclei aventi residenza in villa da un determinato periodo di tempo) rappresentati da un Capofuoco all’interno della Villa (frazione) che amministrano la vita pubblica di detto territorio decidendo in un Arengo (Assemblea pubblica) le soluzioni alle problematiche sociali e pratiche comuni secondo lo Statuto che stabilisce il modus operandi e le soluzioni alle eventuali problematiche di operatività di quella piccola comunità.

Quali erano i territori regolieri e qual era il loro fine ?

I territori regolieri erano composti da superfici in genere di poco pregio, in genere oltre i mille metri di quota o di zone paludose dedicati ad assolvere alla sussistenza della popolazione della Villa, la superficie dedicata a prato/pascolo e legnatico era definita in base alla quantità di persone che dovevano trarre sostentamento da essa , erano amministrati dalla comunità della Villa e il regoliere doveva alla comunità un certo numero di giornate di lavoro annue o l’assoluzione delle stesse tramite altra forma di pagamento al fine di mantenerne la capacità produttiva.

In origine le parti e la superficie della Regola erano stabilite in base ad un numero di giornate di sfalcio a persona componente il fuoco calcolate sul posto (non con la per noi consueta misura in metri quadrati) dopodiché visto che questo sistema dava vita a contenziosi sui confini effettivi dei territori regolieri con i territori privati ed era di difficile gestione, Venezia vincolò alle Ville dei territori stabilmente identificati e identificabili tramite Termen (termini confinari normalmente in pietra) mappati da mappe dell’epoca (delle quali abbiamo delle copie riprodotte nel libro che abbiamo prodotto per la ricostituzione della Regola di Plois e Curago , redatto dallo storico appassionato dell’archivio storico di Venezia sig. Zoccoletto).

Da quel momento il rapporto tra villa ed estensione dei territori regolieri è stato fisso, i regolieri a parte che per diritto di costante abitazione e partecipazione potevano essere inseriti in caso di calamità (pestilenze o quant’altro) solo dalla Serenissima ma fino al “carico massimo” sostentabile.

Il Capofuoco è il Regoliere, è colui che porta le istanze e ha il diritto di voto in Assemblea (l’Assemblea è il massimo organo decisionale deliberativo della Regola ha potere decisionale su tutto, delega il suo potere al Presidente e agli organi amministrativi solo per la gestione ordinaria e neanche tutta), il Regoliere non è il residente ma colui che ha diritto di far parte della Regola. Regoliere lo si è per diritto, o richiedendo di poter partecipare, se nati in una famiglia che risiede nella Villa e se appartiene ad un FUOCO o lo avvia.

Il Fuoco è il centro della vita, è quella situazione che dà sicurezza, luce di notte, calore, possibilità di cuocere e di svolgere determinati lavori, è il luogo dove si riunisce la cellula più piccola della società, la famiglia (la residenza può non significare molto per la Regola in quanto può essere contestato il fatto dell’avere residenza anagrafica ma di non abitare effettivamente, o una casa avente un unico civico magari è abitata da più Fuochi).

I Presidenti delle Regole o Capo Villaggio (poi ed ora Capo frazione) rappresentavano i villaggi nelle contrattazioni o richieste o contenziosi. Numerosi sono nella storia i casi risolti dalla Giustizia Veneziana che riguardano i confini di territori regolieri spesso non rispettati od addirittura sostituiti o “tolti” da proprietari confinanti o nobili locali.

Caso che passa alla storia anche se si trova descritta con chiave interpretativa dell’occupante è la “rivolta dei dalmederi” del 1800.

Io ricordo la descrizione della mia nonna materna (nata e vissuta in una frazione nei pressi di Belluno) e delle letture delle quali in questo momento non ricordo gli autori, che ne danno una chiave di lettura diversa e facendone un sunto ristrettissimo mi è stata descritta come una protesta dei Capo Villaggio a seguito dell’insostenibilità della tassazione avvenuta dopo l’occupazione dapprima francese e poi austriaca.

I Capo Villaggio non avendo più un “arbitro” ( in quanto prima i contenziosi erano risolti dai delegati della Venezia) per poter portare le loro istanze si riunirono in Belluno pretendendo risposte, i signorotti e la nobiltà bellunese (delegata dagli austriaci a mantenere il potere e l’ordine) non volendo trattare con i popolani chiesero aiuto per reprimere il dissenso all’occupante austriaco che invitò per le trattative (consuetudine per i Capo Villaggio fino a quel momento) in un palazzo del centro nel quale furono arrestati (ed in seguito non si ebbe più traccia di essi) e disperdendo poi la folla con le armi.

Questo mi ha dato modo di riflettere ed incrociare quanto ho appreso dalle ricerche storiche per la ricostituzione della Regola, alcuni racconti di eventi riportatimi da persone di fiducia, e dalle mie esperienze e vissuto nel mio trasferimento da un paese “senza radici” per esplosione demografica, dove sono cresciuto, al paesino montano geloso delle proprie tradizioni nel quale mi sono trasferito).

Quindi noi ora spesso non capiamo la Regola nella sua essenza essendo disorientati dalle normative introdotte con l’occupazione francese che non capendo e non interessata alla struttura delle comunità locali introdusse i comuni e gli usi civici (attuati requisendo i territori Regolieri), con un passaggio intermedio ad una gestione medioevale sotto al domino austriaco per poi tornare sotto l’occupazione italiana agli usi civici e alla rapina degli stessi data dalla vendita di parte dei neo classificati usi civici che per legge sarebbero stati ancora vincolati all’essere indivisibili, inalienabili, inusucapibili e vincolati in perpetuo secondo quanto previsto e non più modificato dalla prima occupazione francese.

Per quanto mi riguarda, non essendo uno storico ma un cittadino appartenente al Popolo Veneto che si è formato una coscienza di ciò, io penso di aver a grandi linee descritto cos’è la Regola; io la ho vissuta e la vivo così e la mia descrizione è più in termini sentimentali che in termini oggettivamente distaccati, d’altronde io mi sono innamorato di questo vecchio ma per me nuovo modo di essere parte di questa terra.

Ci sono altri spunti più o meno amari post occupazione che vanno poi a dare importanza alla mia personale scelta di essere Veneto oltre a percezioni della realtà attuale ed anche recentemente passata, ma penso che lo siano solo per la comunità dove vivo e che tutte le ex Ville ora diventate Frazioni abbiano le loro, anche perché da quanto mi risulta questo modello era diffuso non solo in montagna (per certo in tutta la vallata bellunese) ma anche in pianura o molte parti di essa.

Alpago, 21.05.2022

                                                                Repubblica Veneta
Comunità Marciana Veneta Belluno 1420
                                                                             Carlo Zanotelli               
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